COS'E' PENSIERI SENZA TETTO?

COS'E' PENSIERI SENZA TETTO?

Un Blog. Un giornale. Bhe, risposta fin troppo banale, direi! Un'accozzaglia di idee?!? Ci avviciniamo di più, d'altronde chi lo dice che i pensieri e le parole devono avere per forza un ordine?!?

Cos'è Pensieri senza Tetto? Un modo per farci conoscere.

L'opportunità di mettere nero su bianco pensieri, emozioni, problemi, idee, critiche, esperienze di vita, ricordi...insomma tutto quello che passa per la testa...tutto. O quasi.

I pensieri di cui parliamo appartengono a quelli che la gente perbene chiama "senza fissa dimora". A quelli che un tetto, quattro mura da poter chiamare casa non le hanno o non le hanno mai avute. A quelli che vi passano accanto per strada, che si siedono vicino a voi in autobus. A quelli che vi chiedono 20 centesimi all'entrata della stazione o ad un semaforo. A quelli che vedete seduti su una panchina o su un muretto. A quelli che vengono da lontano per cambiare la loro vita e a volte perdono la strada...A quelli che vi sembrano così distanti dalla vostra vita e che invece sono più vicini di quanto non crediate.

E forse, per conoscerli un po' meglio, potreste dare un'occhiata a questi...come li chiamiamo...pensieri senza tetto. Forse.

"Come ci si sente, come ci si sente, nello stare da soli, come un completo sconosciuto, come una pietra che rotola?" (Bob Dylan)

mercoledì 13 ottobre 2010

Un professore senza-tetto

Cesena- Trovarsi tutto d’un tratto sbalzato dai banchi di scuola alla vita di strada? E’ possibile. 

È infatti questa la triste conclusione della storia di Euristeo Ceraolo, docente di origine calabrese trapiantato a Forlì: dopo 10 anni di precariato nel mondo della scuola, il Professore si trova con in mano 26 ore di supplenza ed un contratto in scadenza il 16 di Ottobre. 


Una casa? Nemmeno a parlarne, ed alla fine delle lezioni presso l’istituto tecnico per geometri di Cesena lo possiamo ritrovare presso la sede della Caritas a Forlì, l’unica alternativa al freddo della tenda nella quale si accampava in precedenza. 




Forse leggiamo stupiti queste righe, ma il caso è l’emblema dell’instabilità sociale cui il mondo del precariato condanna le sue vittime innocenti, alla constante ricerca di un futuro che non sia bollato con la parola “incerto”. 

E forse aveva proprio ragione Euristeo, manifestando il suo disagio con una semplice maglietta con su scritto: 

“Euristeo, precario… sposerò la Carfagna”.  



Che sia l’unica soluzione?

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